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Sono i muri che hanno fatto la storia del ciclismo. Ecco dove trovarli e perché vale la pena andarci almeno una volta nella vita. Il ciclismo è una religione (laica) e per molte persone percorrere le stesse strade che hanno lasciato il segno nella storia del ciclismo è come fare un pellegrinaggio alla Mecca: si deve fare almeno una volta nella vita. Vivere l’esperienza è come immedesimarsi nei grandi atleti che hanno fatto l’epica di questo sport, perché sudare e soffrire ci fa sentire a un passo dalla santità (sportiva). Ecco dunque le strade epiche, da percorrere ed esplorare per un turismo sportivo esperienziale.

Muro del Pirata

Alle Terme di Saturnia, in Toscana, in provincia di Grosseto, Marco Pantani aveva passato un periodo di riabilitazione dopo un incidente. In queste zone, di cui si era innamorato, aveva ripreso ad allenarsi ed aveva comprato infatti casa proprio in prossimità di Poggio Murella (Manciano) dove oggi il suo ricordo rimarrà per sempre indelebile grazie ad una stele in suo ricordo in cima al muro a lui dedicato. Il Muro del Pirata misura 3.250 metri di salita con pendenze che toccano anche il 22%.

Il Muro del Pirata dedicato a Marco Pantani, vicino alle Terme di Saturnia
Il Muro del Pirata dedicato a Marco Pantani, vicino alle Terme di Saturnia (Credit: Matteo Marchi Images)

Potete cimentarvi nella scalata del Muro del Pirata mentre siete di passaggio da quelle parti. Magari mentre state pedalando da Semproniano a Saturnia, sul percorso cicloturistico proposto dalla Fiab di Grosseto, narrato come un anello cicloturistico d’indescrivibile bellezza. Ovviamente Saturnia vale un bagno nelle sue terme, in particolare in quelle “libere”, cioè nelle cosiddette Cascate del Mulino, famose in tutto il mondo per il paesaggio naturalistico e per le vasche calcaree dove scorre l’acqua sulfurea. Per trovare questi bagni gratuiti, basta percorrere la Sp10, la strada che collega Montemerano a Saturnia. All’altezza di un’ampia curva dovete imboccare via della Follonata e tuffarvi nelle acque che sgorgano ad una temperatura di 37,5 °C e hanno rinomate proprietà terapeutiche, ottime anche per dimenticare le fatiche della pedalata.

Passo dello Stelvio

Contare fino a 48 non vi sembrerà mai così impegnativo. Sì, perché con i suoi 48 tornanti, il Passo dello Stelvio alias Cima Coppi, è il valico più alto mai raggiunto nella storia dal Giro d’Italia. L’ascesa misura 24,3 km attraverso due parchi nazionali, lo Stelvio e quello svizzero, ma scalando questa montagna l’ascesa vi sembrerà una strada senza fine verso il cielo.

Una delle località migliori per provare l’ascesa e gustare l’accoglienza dell’Alta Valtellina è Bormio (Sondrio): se passate di qui, ovviamente, non potete perdervi le famose terme, nuove e vecchie. Un concentrato di relax e glamour che accontenta tutti. La salita è lunga 24,3 km con una pendenza massima del 14% e una media del 7,45% Dislivello totale: 1.808 metri.

Mortirolo

Qui un emergente Marco Pantani è uscito dall’anonimato grazie a una fuga in solitaria epica. La salita del Passo del Mortirolo collega la provincia di Sondrio in Valtellina con quella di Brescia. Questa salita è considerata da molti la più dura d’Europa.

Nel 1990 questa strada secondaria di montagna, caratterizzata da pendenze proibitive, è stata inserita nel percorso del Giro d’Italia. La pendenza media della salita è sopra il 10% e la pendenza massima arriva al 18%, per un dislivello di circa 1.300 m.

Potete alloggiare a Mazzo di Valtellina (Sondrio). Da lì la salita misura 12,5 km. La Valtellina, con la sua tradizione vinicola e gastronomica è un ottimo motivo per visitarla. Potete spostarvi in bici grazie al Sentiero Valtellina che costeggia il fiume Adda fino a Tirano.

Muro di Sormano

Dopo due grandi salite, torniamo a un vero e proprio muro. Situato tra i due rami meridionali del Lago di Como è entrato nella leggenda del ciclismo internazionale per essere stato inserito negli anni ’60 nel Giro di Lombardia. “Semplicemente bestiale”, come l’ha definito Ercole Baldini che nel 1962 ha stabilito il record di scalata con 9′ e 40”. Ora la salita è corta e stretta, tutta asfaltata e illustrata sul manto stradale con le scritte dedicate ai campioni del passato. Il Muro di Sormano è chiuso al traffico e lo si può definire la pista ciclabile più dura del mondo: una salita senza tregua, ogni metro di altitudine è segnalato sull’asfalto, ogni metro è un gradino che scandisce il tempo fino a quota 1.107 m, con una salita lunga “solo” 1,7 Km.

Gli appassionati non hanno mai smesso di scalarlo. Lo strappo si raggiunge percorrendo la strada provinciale che da Asso porta al Pian del Tivano, in località Sormano. La salita inizia dal Ponte del Corno e la pendenza media è del 17 per cento, con 4 tornanti che si snodano nel bosco. Le scritte bianche sull’asfalto, oltre a indicare la quota altimetrica e quindi a dare informazioni precise a chi sta pedalando, vi faranno sentire un po’ come un professionista in gara.

Ciclisti professionisti impegnati sul Muro di Sormano durante il Giro di Lombardia
Ciclisti professionisti impegnati sul Muro di Sormano durante il Giro di Lombardia

Come ben riporta Wikipedia, tra il terzo e il quarto tornante si esce dal bosco e vi sono alcuni punti panoramici, anche questi segnalati da scritte sull’asfalto, da cui è possibile ammirare le montagne circostanti: i Corni di Canzo, il Cornizzolo ma anche Resegone e Grigne. Al termine della salita la strada ritrova la provinciale e si passa la Colma di Sormano.

Il santuario della Madonna del Ghisallo, a Magreglio.
Il Santuario della Madonna del Ghisallo, a Magreglio

In zona ci sono salite “mitiche”: il Muro di Sormano può essere senz’altro percorso in abbinata al Ghisallo, dove c’è il Santuario dei Ciclisti e il Museo del Ciclismo voluto da Fiorenzo Magni. Vi consigliamo il cosiddetto anello del Triangolo Lariano. Il percorso misura circa 50 km e vi consentirà in un giorno solo di pedalare sul Muro di Sormano e sulla salita del Ghisallo. E si ammirano Nesso e Bellagio, la perla del Lago di Como che si trova sul promontorio che ne divide in due rami. Una volta qui potete visitare Villa Melzi e i suoi giardini, oppure Villa Serbelloni, un hotel di lusso il cui parco però è sempre aperto al pubblico per visite guidate.

MUR DEL GIAT

Ci spostiamo sulle Dolomiti. Il Mur del Giat, cioè il Muro del Gatto, si trova a La Villa, in Alta Badia, ed è chiamato così perché gli abitanti del borgo sono soprannominati “gatti”. Il muro è uno strappo di 1.280 metri che ha punte di pendenza del 19 per cento. Sarebbe un tratto di strada del tutto sconosciuto se non fosse per le Dolomiti, i Monti Pallidi che sono Patrimonio unesco e che tutto il mondo ci invidia, e soprattutto per la Maratona Dles Dolomites, per molti la regina delle granfondo italiane, che lì si corre da 34 anni.

Mur del Giat, in Alta Badia, La Villa: ciclisti all'opera durante la Maratona Dles Dolomites
Mur del Giat, in Alta Badia, La Villa: ciclisti all’opera durante la Maratona Dles Dolomites (credit: Denise Costa)

In gara la salita è percorsa solo dai ciclisti che optano per il percorso Medio o Lungo. “Dopo duecento metri dall’ingresso in paese c’è un bivio che porta a La Villa Alta: un muro asfaltato di autentica passione, con una pendenza massima del 19%, per poi ricongiungersi al percorso principale che porta verso l’arrivo a Corvara”, recita il sito ufficiale della manifestazione (che mette a disposizione anche i dettagli del segmento su Strava).

Alta Badia: i sentieri in mountainbike sono perfetti per ammirare le Dolomiti
Alta Badia: i sentieri in mountainbike sono perfetti per ammirare le Dolomiti

Pedalare sul Muro del Gatto non deve essere un esercizio fisico fine a se stesso. Consigliamo di salire questo strappo come di perdersi tra le strade dell’Alta Badia, che stiate facendo cicloturismo, che vi stiate allenando su una bici da corsa oppure che vi piacciano le ruote grasse delle mountainbike. La valle vi lascerà a bocca aperta.

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